Lenti a contatto
Le lenti a contatto sono dispositivi medici in materiale plastico, a forma di piccola calotta trasparente, che vengono applicati sulla superficie oculare per correggere difetti di refrazione (miopia, ipermetropia, astigmatismo, ecc).
Presentano molti vantaggi, ma gli occhi di alcune persone non le tollerano soprattutto perché limitano la respirazione della superficie oculare (la cornea è soggetta ad ipossia ovvero la mancanza d'ossigeno).
Cenni storici
La nascita della lente a contatto si fa risalire a Leonardo da Vinci, che nel 1508 verificò che immergendo l'occhio in una sfera contenente acqua, esisteva un continuo ottico fra la superficie interna della sfera di vetro, e quella esterna della cornea.
Successivamente Cartesio, nel 1636 pubblica La diottrica, in cui perfeziona l'idea di Leonardo, spiegando che un tubo riempito d'acqua e appoggiato sulla cornea, avente una lente all'estremità che sia perfettamente sovrapponibile alla cornea stessa, annulla o riduce le anomalie refrattive dell'occhio.
Le lenti a contatto modernamente intese vanno fatte risalire alle scoperte di A.E. Fick, E. Kalt, A.E. Muller, rispettivamente in Svizzera, Francia e Germania. Queste lenti erano in materiale vetroso, ad appoggio sulla sclera, di grande diametro e mal sopportate fisiologicamente.
Le prime lenti in materiale plastico si devono a due ricercatori americani, Dallos e Fleinbloom. I vantaggi rispetto al vetro sono immediati, diminuendo notevolmente il peso. Le prime lenti a contatto corneali rigide nascono nel 1950, aventi diametro inferiore a quello corneale, progettate da Bier.
Agli inizi degli anni '60 due ricercatori cecoslovacchi, Lim e Wichterle progettarono le prime lenti a contatto in idrogel, le morbide. Alla fine degli anni '60 iniziarono anche ad essere utilizzate le prime lenti rigide ortocheratologiche e allo scopo di ridurre la miopia dopo la loro rimozione venivano progettate e applicate durante il giorno con lo scopo di modificare il profilo corneale. Le lenti per ortocheratologia nel 2002 hanno ricevuto l'approvazione FDA per la correzione della miopia fino a 6 diottrie con massimo di 1.75 di astigmatismo. Oggi le lenti per ortocheratologia utilizzano materiali super permeabili all'ossigeno e sono utilizzate per fini correttivi solo durante il sonno.
Coefficiente di permeabilità e trasmissibilità all'ossigeno
Il coefficiente di permeabilità è indicato col termine Dk, dove D è uguale al coefficiente di diffusione di un gas attraverso un materiale e K il coefficiente di solubilità dello stesso. Questa caratteristica, ovvero la capacità di un materiale a trasmettere attraverso esso il gas, è fissa per ogni polimero, ma può variare con la temperatura. Fattore di forte influenza nel passaggio dell'ossigeno è anche lo spessore della lente presa in esame. Una corretta valutazione della permeabilità non può quindi non prescindere da esso. Per definire quindi l'esatto apporto di ossigeno proveniente alla cornea con l'applicazione di lenti a contatto, bisogna parlare di trasmissibilità all'ossigeno, ovvero del valore Dk posto in relazione con lo spessore l: Dk/l.
Tipi di lenti a contatto
Le lenti a contatto si suddividono correttamente in due grandi famiglie, in base ai materiali utilizzati per la loro costruzione:
- lenti rigide o polimeri vetrosi
- lenti morbide o polimeri gommosi
Lenti rigide
Le lenti a contatto rigide vengono costruite sia con materiale non permeabile all'ossigeno che con materiali permeabili.
Lenti rigide non gas-permeabili
PMMA
Il PMMA (polimetilmetacrilato) è l'unico materiale non permeabile utilizzato. Si ottiene dall'esterificazioneacido metacrilico con l'alcool metilico. Questo materiale è stabile, duro, ha elevata qualità ottica, non è attaccabile da enzimi organici ed è ben tollerato dai tessuti coi quali viene a contatto. Per assenza di polarità, non assorbe acqua e lega scarsamente con le sostanze contenute nel film lacrimale, o lacrima
Lenti rigide gas-permeabili
Conosciute commercialmente anche con il nome erroneo di semi-rigide.
CAB
Il primo materiale utilizzato per la loro costruzione fu il CAB (acetato butirrato di cellulosa). Rispetto al PMMA viene ad incrementarsi la flessibilità del polimero, ma viene a determinarsi anche un'instabilità dimensionale che viene limitata aumentando lo spessore della lente a contatto stessa. Aumentando lo spessore diminuisce la trasmissibilità all'ossigeno.
Copolimero di silossano
Per migliorare la permeabilità e trasmissibilità dei materiali, al CAB è stato aggiunto un copolimero di silossano. Il silossano è formato da un monomero di silicone, ossigeno ed un radicale. Questo accorgimento ha permesso di aumentare la trasmissibilità all'ossigeno, aumentando allo stesso tempo la stabilità dimensionale.
Fluoroacrilati
Le lenti rigide gas-permeabili di ultima generazione vedono la scelta di materiali fluorurati, che hanno portato a ridurre il coefficiente di attrito fra palpebra e lente a contatto, aumentando il comfort, diminuito la formazione di depositi proteici, ridotto lo spessore mantenendo la stabilità dimensionale, avendo maggiore durezza..
Lenti morbide
Le lenti a contatto morbide sono costruite con polimeri aventi la caratteristica fisica della morbidezza. Sono distinti principalmente in materiali idrofili e non idrofili.
Morbide non idrofile
Lenti al silicone, presentano un alto valore di permeabilità all'ossigeno, ma sono essenzialmente idrofobiche. Per ridurre questa caratteristica deleteria nell'applicazione corneale si è arrivati ad aggiungere HEMA (Idrossimetilmetacrilato), con risultati non pienamente soddisfacenti.
Morbide idrofile
Commercialmente le più diffuse, sono costituite da polimeri ad alta idrofilia, legate con quantità variabili di acqua. La capacità di trasmettere ossigeno da questo tipo di lenti dipende fondamentalmente dal suo livello di idratazione. La trasmissibilità è comunque modesta, poiché lo spessore di queste lenti influisce negativamente verso l'apporto di ossigeno all'epitelio corneale. Le lenti morbide di ultima generazione, in gel con media-alta idratazione, sopperisce a queste limitazioni agendo proprio sugli spessori. Queste sono le lenti disposable, o a cambio frequente, attualmente le più commercializzate. Le lenti monouso permettono di eliminare il rischio di accumulo di depositi. Vengono cambiate ogni giorno (giornaliere) oppure esistono: quindicinali, o mensili (hanno bisogno di manutenzione ordinaria, conservanti o saponi).
Manutenzione
La manutenzione della lente a contatto ha lo scopo di mantenere integre nel tempo le caratteristiche chimico-fisiche del materiale.
Lenti rigide
La manutenzione ordinaria di queste lenti si divide in diversi processi:
- Pulizia
- Disinfezione
- Risciacquo
- Lubrificazione
Pulizia
L'azione di pulizia è essenziale per la rimozione dalla superficie della lente di muco e cosmetici, e precede l'azione disinfettante della stessa. La presenza di questi composti diminuisce l'effetto di disinfezione effettuato posteriormente, diminuisce la bagnabilità del materiale ed il comfort d'utilizzo.
Gli agenti pulenti possono essere di natura anionica, nonionica o anfotera. I secondi sono i tensioattiviemulsionare i lipidi, solubilizzando i depositi e rimuovendo i contaminanti presenti nella lacrima. maggiormente utilizzati, per la loro caratteristica di
Disinfezione
L'azione di disinfezione ha come scopo principale il prevenire uno stato patologico iniziale proveniente da un agente eziologico presente sulla superficie della lente a contatto[1].
Le soluzioni utilizzate per la disinfezione sono composte da uno o più antisettici, quali il benzalconio, il thimerosal e la clorexidina, e da un chelante, quale l' EDTA.
Risciacquo
L'azione di risciacquo ha la funzione di eliminare gli scarti provenienti dall'azione di disinfezione, mantenere la bagnabilità della superficie e svolgere ruolo di tampone, ovvero di mantenere il livello del PH su valori neutri o lievemente basici (intervallo PH=7,0/7,4). Le soluzioni utilizzate sono prevalentemente saline.
Lubrificazione
L'azione di lubrificazione è necessaria per mantenere l' idrofilia del materiale, essenzialmente idrofobo. L'azione di ricopertura del film lacrimale protegge inoltre la superficie della lente durante l'applicazione, prevenendo la trasmissione dalle dita di depositi sebacei.
I componenti maggiormente utilizzati come agenti umettanti sono l' alcool polivinilico, l' ossido di polietilene, l' idrossietilcellulosa e la metil-cellulosa.
MORBIDE | RIGIDE |
Bassa ametropia | Ametropia elevata |
Cornea regolare | Cornea irregolare |
Forte midriasi | Richiesta di alta trasmissibilità all'ossigeno |
Buona lacrimazione | Scarsa lacrimazione |
Uso giornaliero saltuario | Uso giornaliero permanente |
Attività sportiva | Uso sedentario |
Assenza di patologia corneale | Cheratocono |
Ipersensibilità alle lenti rigide | Scarsa visione con lenti morbide |
Uso correttivo tradizionale | Uso correttivo ortocheratologico |
Astigmatismo medio-basso | Astigmatismo medio e alto |
Note
- ^ Contact Lens Wearing Guide
Bibliografia
- Manuale di ottica oftalmica, AA.VV., Edizione Carl Zeiss
- Manuale di optometria e contattologia, Anto Rossetti, ed. Zanichelli
- Criteri di scelta dei materiali in contattologia, Luigi Lupelli, ed. Assopto
- Le soluzioni per lenti a contatto: loro ottimizzazione, Mario Casini, Oerre edizioni